Il fallimento della transizione forzata all’auto elettrica
20/03/2025
Siamo di fronte a un disastro ambientale annunciato, ma stavolta non per colpa dei cittadini distratti o degli automobilisti “poco virtuosi”. No, questa volta il problema è più in alto: politiche tecnologiche miopi, orientate principalmente al fatturato e alla rotazione forzata dell’hardware, stanno creando montagne di rifiuti elettronici perfettamente evitabili.
Le multinazionali dell’hi-tech continuano a spingere su aggiornamenti cosmetici, sistemi operativi che “miracolosamente” smettono di essere supportati, e processori che diventano obsoleti non per limiti reali, ma per decisioni strategiche di marketing.
Il tutto, ovviamente, alla faccia delle tanto sbandierate “politiche green”. Quando invece le grandi aziende decidono di mandare al macero milioni di computer funzionanti, improvvisamente l’ambiente smette di essere una priorità.
Perché parliamo di ipocrisia? Perché abbiamo messo le mani su un laptop che, secondo la logica delle multinazionali, dovrebbe essere già “da buttare”:
Dell Inspiron 17 5000 (5749)
CPU: Intel Core i3-5005U (2 core / 4 thread, 2.0 GHz, 5ª generazione)
Grafica: Intel HD Graphics 5500
SSD: 1 TB (ottimo upgrade, velocissimo)
RAM: 8 GB DDR3L 1600 MHz
Display: 17.3″ HD+ (1600×900)
Abbiamo installato Debian Linux, una distribuzione libera, leggera e aggiornata. Risultato? Il computer vola.
Navigazione fluida, gestione della posta con Thunderbird senza il minimo problema, multitasking dignitosissimo.
In pratica, un portatile di quasi dieci anni fa continua a essere perfettamente utilizzabile. Davvero vogliamo accettare che milioni di dispositivi come questo finiscano in discarica solo perché una multinazionale ha deciso che “non sono più compatibili”?
L’unico vero progresso sostenibile e green è quello dettato dalla intelligenza.
Finché le politiche tecnologiche continueranno a essere dettate dal profitto trimestrale invece che dal buon senso, continueremo a scavare la fossa dell’ambiente con le nostre stesse mani.
E no, non sarà colpa di chi non cambia smartphone ogni due anni o di chi non compra un’auto elettrica. Sorry. Sarà colpa di chi, in nome del “nuovo”, decide scientemente di rendere vecchio tutto il resto.