Google vs Fisco Italiano: 365 Milioni invece di 1 Miliardo
20/02/2025
Premessa
Nel Marzo 2023 scrivevamo che imporre un cambiamento tecnologico per legge fosse un’idea folle. Oggi, marzo 2025, la realtà conferma quei dubbi: il settore automotive europeo è in crisi, la transizione elettrica è costosa e inefficace, e le grandi case automobilistiche ammettono solo ora le difficoltà di un piano imposto dall’alto senza considerare la sostenibilità economica e industriale.
La crisi del mercato e la miopia dell’industria
L’audizione del Marzo 2025 di John Elkann (presidente di Stellantis) alla Camera ha confermato i problemi del settore:
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Il mercato automobilistico italiano è in calo del 7% nei primi due mesi del 2025.
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Il costo della produzione di auto elettriche in Europa è più alto del 40% rispetto alla Cina, a causa dell’energia più costosa e della complessità produttiva.
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Una Gigafactory consuma 10 volte più energia di uno stabilimento tradizionale, rendendo la produzione europea ancora meno competitiva.
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L’Italia ha solo un terzo delle colonnine di ricarica dell’Olanda, rendendo poco praticabile l’adozione di massa dell’elettrico.
Nonostante queste evidenze, per anni nessun grande manager dell’automotive ha alzato la voce per criticare apertamente il piano 2035. Al contrario, nel pieno dell’entusiasmo per l’elettrico, Volkswagen, BMW, Renault, Stellantis e altri correvano per anticipare la data dell’addio ai motori termici, sottovalutando completamente i costi e le difficoltà industriali. Solo pochi, come Luca De Meo (Renault), avevano messo in guardia sui rischi.
Le scelte sbagliate della politica europea
L’Unione Europea ha imposto una transizione dogmatica e miope, scegliendo l’elettrico come unica via senza lasciare spazio alla neutralità tecnologica (ibrido, idrogeno, carburanti sintetici). Questo ha portato a:
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Un’industria europea in crisi, con licenziamenti di massa in Volkswagen, Stellantis e altre aziende.
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Una dipendenza dalla Cina per batterie e materie prime, sostituendo la vecchia dipendenza energetica dal Medio Oriente.
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Un aumento dei costi per i consumatori, che hanno reagito con scarso entusiasmo: le vendite di auto elettriche non decollano come previsto.
L’Italia e la sfida industriale
In questo scenario di crisi, il modello industriale italiano basato sull’export è sotto attacco anche per le minacce di dazi USA su acciaio, alluminio e forse anche su prodotti iconici come il vino. Nel frattempo, le nostre piattaforme produttive territoriali (come la Motor Valley modenese) cercano di adattarsi alla crisi, ma con difficoltà.
Conclusione
Il piano dell’UE per un’auto solo elettrica al 2035 si sta rivelando un errore enorme, frutto di ideologia più che di realismo industriale. I grandi gruppi automobilistici hanno sostenuto il piano senza valutarne i costi e ora ne pagano il prezzo.
La verità è che una transizione deve essere graduale, tecnologicamente neutra e basata sulla domanda del mercato, non su un’imposizione politica. Il futuro non è solo elettrico, e chi lo ha capito troppo tardi rischia di pagare un prezzo altissimo.