La questione della multa ridotta per Google solleva diverse considerazioni, sia dal punto di vista legale che etico.
Aspetti legali
Accordo con il Fisco: Il pagamento di 326 milioni di euro da parte di Google è avvenuto nell’ambito di una procedura di accertamento con adesione, un meccanismo previsto dalla legge italiana che permette di chiudere il contenzioso con il Fisco evitando un lungo processo giudiziario. Questo significa che, pur senza un’ammissione formale di colpa da parte di Google, l’azienda ha ritenuto più conveniente pagare piuttosto che affrontare una battaglia legale con esiti incerti.
Difficoltà nell’applicazione delle norme fiscali: Le multinazionali tecnologiche sfruttano l’intricato sistema fiscale internazionale per minimizzare il pagamento delle imposte, facendo leva su sedi in paesi a fiscalità agevolata (come l’Irlanda). Anche se formalmente non è sempre evasione, il concetto di “stabile organizzazione occulta” è difficile da dimostrare in tribunale.
Precedenti: Altre big tech come Apple, Amazon e Facebook hanno chiuso contenziosi simili in Italia con accordi economici. Questo dimostra come il sistema favorisca spesso il raggiungimento di una transazione piuttosto che una vera e propria sanzione punitiva.
Aspetti etici
Disparità tra multinazionali e cittadini comuni: Un cittadino o una piccola impresa che evade le tasse non avrebbe le stesse possibilità di negoziare e chiudere la questione con una multa ridotta. Questo evidenzia una disparità di trattamento a favore delle grandi multinazionali, che possono permettersi team legali capaci di negoziare condizioni migliori.
Effetto deterrente limitato: Se Google era accusata di una frode fiscale da circa 900 milioni di euro e ha chiuso la questione con un pagamento di 326 milioni, il messaggio che passa è che evadere può essere comunque conveniente, perché anche in caso di accertamento la sanzione è inferiore al guadagno ottenuto.
Impatto sulle finanze pubbliche: Questi mancati introiti fiscali penalizzano il sistema economico del paese, riducendo le risorse per servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione.
È giusto?
Dal punto di vista legale, il sistema consente questo tipo di accordi, quindi l’operato di Google rientra in una pratica diffusa e formalmente corretta. Tuttavia, dal punto di vista dell’equità fiscale e dell’interesse pubblico, è discutibile che una multinazionale possa risolvere un’accusa di frode fiscale pagando meno della metà dell’importo contestato.
Se l’obiettivo è davvero garantire che tutti paghino le tasse in proporzione ai loro guadagni, sarebbe necessario un sistema fiscale più efficace e armonizzato a livello internazionale, capace di evitare che le multinazionali sfruttino le differenze tra i regimi fiscali nazionali per ridurre il loro carico fiscale.